Le
terapie dell’Alopecia Areata
dr
Roberto
d’Ovidio
È noto che
qualsiasi rimedio scientificamente dimostrato ha due effetti terapeutici: un
effetto farmacologico vero e proprio legato al principio attivo contenuto nel
farmaco e l’altro un effetto placebo, legato al fatto che l’idea di assumere una
“cura” ha di per sé un potere curativo. Nell’ alopecia areata l’alto tasso di
remissione spontanea rende difficile una valutazione dell’efficacia terapeutica,
in particolare nelle forme limitate. Molti studi sono stati indirizzati su
pazienti con AA grave, dove remissione spontanea è improbabile e molti di questi
pazienti possono essere resistenti a tutte le forme di trattamento. Anche il
fallimento delle forme limitate però non esclude l'efficacia terapeutica a lungo
termine e inoltre non c'è una singola opzione terapeutica che possa funzionare
per tutti, soprattutto anche per la minore o maggiore attività della malattia.
Quindi nelle forme gravi e croniche si possono praticare terapie combinate e
qualsiasi trattamento impiegato nell’AA dovrebbe essere protratto per almeno 7 -
12 mesi, prima di poterne valutare l’efficacia. Un discorso a parte è il
trattamento dei casi pediatrici: non sarebbero consigliate le terapie con
steroidi sistemici e intralesionali e neanche le recenti immunoterapie per i
possibili effetti collaterali a media e lunga scadenza.Per le lesioni ungueali
possono essere utilizzati gel o smalti ungueali ad azione ristrutturante e
integratori con derivati sulfurei. L’esposizione al sole o agli ultravioletti
tendono a far regredire i danni ungueali. Nelle forme più gravi possono essere
utili lamine in resina soprattutto per mantenere il letto ungueale, oltre
all’aspetto estetico. Qualche risultato è stato osservato con la terapia
sistemica con inibitoridella Jak chinasi di cui si parlerà inseguito. Di seguito
approfondiamo le principali terapie considerate efficaci -su base soprattutto
empirica- per il trattamento dell’AA; difatti i protocolli terapeutici validati
per ora sono pochi e di evidenza clinica non molto apprezzabile, ad eccezione
della terapia sensibilizzante (Difenciprone, SADBE) e gli steroidi (topici e
sistemici).
Immunoterapia Topica
Si utilizzano sostanze dotate di
elevata capacità sensibilizzante che, applicate sul cuoio
capelluto affetto da alopecia, sono in grado di provocare
una dermatite allergica da contatto. L’effetto terapeutico è
strettamente legato all’immunostimolazione locale che
agirebbe essenzialmente attraverso un duplice meccanismo: da
un lato l’antigene sintetico agirebbe in senso competitivo
con l’antigene che causa la malattia, per cui si fornirebbe
al sistema immunitario un bersaglio alternativo a
quest’ultimo; dall’altro una prolungata immunostimolazione
determinerebbe un aumento dei linfociti T suppressori tale
da contrastare la reazione immunitaria nei confronti del
follicolo. Due sono le sostanze su cui si basa attualmente
la terapia sensibilizzante: il Dibutilestere dell’acido
Squarico (SADBE) e il Difenilciclopropenone (DPCP). La sua
efficacia è meno evidente nelle forme estese di vecchia
data, nei bambini e negli atopici. Un inconveniente non raro
dell’immunoterapia topica è lo sviluppo di una tolleranza
immunitaria nei confronti della sostanza). Questa
considerazione ha portato a sviluppare protocolli
terapeutici. Ad esempio: 22 pazienti sono stati trattati con
solo DPCP e 25 con DPCP e ditranolo per almeno 30 settimane.
La ricrescita dei capelli è stata osservata nel 36,4% dei
casi trattati solo con il DPCP e il 72% dei pazienti che
hanno ricevuto la combinazione DPCP/Ditranolo (98). E’ stata
segnalata una modalità di trattamento con SADBE dosi
crescenti (dal 0,025% fino al 2%) meglio tollerata. In casi
più gravi un’associazione con steroidi la percentuale
successi terapeutici è stata intorno al 70%.
Alcuni casi di AA non responsivi al Difenciprone sono
stati trattati con il farmaco imiquimod (un induttore
dell’interleuchina-12) si sono dimostrati efficaci nel
ripristino della sensibilità alla terapia,mentre nella
nostra esperienza con l’imiquimodda solo dimostrava scarsi
risultati.
E’ stata segnalato il fenomeno
dell’arrocamento (castling
phenomenon- dal giocodegli scacchi). E’ un effetto
collaterale dell’immunoterapia topica: le applicazioni nella
fase di sensibilizzazione furono effettuate in
corrispondenza della regione sottoscapolare destra. Si è
vista ricrescita di capelli in corrispondenza nell’emiscalpo
destro, ma anche controlaterale nel sinistro in altri
pazienti. Ciò lascia presupporre la possibilità di un
coinvolgimento di neurotrasmettitori nella patogenesi
dell’AA. La mia esperienza conferma questi risultati, però
ho visto casi di scatenamento di vitiligine nelle sedi di
applicazione.
Fototerapia
Per il trattamento dell’AA diversi
studi hanno preso in esame l’utilizzo della PUVA-TERAPIA:
somministrazione orale del 8-Methoxypsoralene (8-MOP),
insieme a radiazioni ultraviolette di tipo A (UVA) sul cuoio
capelluto (ad esempio PUVA-Turban) o total body. Con la PUVA
i tassi di risposta hanno spaziato dal 15% all’ 70% e
necessitano di molte sedute (20-30) per dare risultati
soddisfacenti. Il trattamento viene eseguito tre volte alla
settimana a dosi crescenti. La Puvaterapia può indurre
nausea, bruciore sul cuoio capelluto, alterazioni cutanee
pigmentarie e neoplastiche, quindi non è indicata come
trattamento a lungo termine e nei bambini. La recidiva può
seguire immediatamente la sospensione della terapia o non
appena i capelli sono in grado di intercettare la radiazione
luminosa.
Alcuni studi clinici hanno dimostrato
che laser ad eccimeri 308 nm sembra efficace per pazienti
resistenti alle terapie convenzionali, ma con risultati
scarsi nell’AA della barba, delle estremità e delle alopecie
totali e universali. Un altro gruppo di studio ha scoperto
che il laser a diodo 604 nm è in grado di indurre la
crescita dei capelli nel 94% delle chiazze di AA altrimenti
resistente ai trattamenti convenzionali, mentre le chiazze
di controllo sono rimaste invariate. Il 90% delle chiazze
hanno dimostrato la crescita di capelli terminali, mentre il
restante 10% hanno avuto crescita di peli vellus. Studi
clinici controllati e randomizzati sono però necessari per
valutare e confrontare questi dispositivi e di stabilire i
parametri terapeutici ottimali. Inoltre dovrebbero essere
testate terapie combinate con varie altre modalità di
trattamento.
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