AGGIORNAMENTI SUL PELO A
PUNTO ESCLAMATIVO *
Roberto d’Ovidio
(Pubblicato in parte su: Dermatologia Ambulatoriale.
3, 39-40, 2000)
Il pelo a punto
esclamativo è stato definito un reperto caratteristico, ma non esclusivo, delle
forme acute di Alopecia Areata, in quanto aspetti simili sono
riscontrabili in altre patologie come la tricotillomania o i defluvi conseguenti
a radioterapie o chemioterapie (fig.1).
Per spiegarne la patogenesi si è ipotizzato un improvviso
blocco delle mitosi dei cheratinociti pilari e della successiva differenziazione
delle cellule corticali che porterebbero alla fragilità del fusto pilare e ad
una rapida riduzione del suo diametro in senso prossimale, fino al bulbo in
telogen più o meno distrofico.
Messenger e Tobin
ipotizzano che il bersaglio della probabile aggressione autoimmune in questa
patologia sia proprio il cheratinocita precorticale, che verrebbe indotto all’apoptosi
o alla necrosi da autoanticorpi e/o linfociti citotossici, provocando così un
passaggio rapido del fusto pilare nella fase di Catagen.
Ho avuto
l’occasione di osservare in venti pazienti alopecici dei peli a punto
esclamativo di aspetto atipico: con la caratteristica estremità distale
fratturata, ma con l’assottigliamento prossimale che si interrompeva,
ripristinando un normale e vitale bulbo in Anagen (fig. 2).
Il
riscontro di questi peli era caratteristico delle forme di Alopecia in fase di
regressione, sia indotta da terapia steroidea, sia spontanea (in due casi), come
spesso avviene durante il periodo estivo (fig.3).
In un paziente (*) è capitato di reperirli nello stesso periodo di due anni consecutivi.L’osservazione
clinica permette di identificarli ai bordi delle chiazze alopeciche soprattutto
per la loro capacità di allungamento e quindi per la loro valenza prognostica
positiva - che li differenzia dal pelo a punto esclamativo classico (fig. 4, 5).
Ma
questo reperto, a mio modo di vedere, ha anche importanti implicazioni
patogenetiche. Supporterebbe, infatti, l’ipotesi che gli eventi
fisiopatologicamente più importanti dell’Alopecia Areata si svolgano a
livelli più bassi nel follicolo pilifero, e cioè nella papilla e nella
giunzione dermo-epidermica che risultano alterate anche in aree clinicamente
indenni (Hull e coll.), mentre i danni nella zona di differenziazione corticale
presenti nel fenomeno del capello a punto esclamativo, ma anche in queste mie
osservazioni di capelli “rianimati”, potrebbero perciò rappresentarne
epifenomeni conseguenti ma reversibili, che quindi non porterebbero
necessariamente all’induzione di un Catagen fisiologico, ma piuttosto a
particolari espressioni dei fenomeni di Pohl-Pinkus e pseudo-monilethrix, i
quali peraltro possono essere normalmente presenti nelle fasi acute
dell’alopecia areata e sarebbero riconducibili, secondo Whiting, a sofferenze
metaboliche del follicolo pilifero (fig. 6,7).
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