Il 17 Agosto, sul sito online della rivista scientifica
“NATURE MEDICINE”, sono stati pubblicati i primi
risultati di uno studio clinico open-label condotto da
ricercatori della
Columbia University Medical Center, New York, su
pazienti affetti da alopecia areata moderata/grave
trattati con ruxolitinib.
Questo è un farmaco già registrato dalla Food and Drug
Administration
(FDA),
ente governativo statunitense che si occupa della
regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici,
ma indicato
per il trattamento della mielofibrosi.
È un inbitore delle Janus chinasi (JAK) ed agisce
inibendo l’azione dell’interferon gamma e
dell’interleuchina 15, citochina molto importante per la
crescita, lo sviluppo e il mantenimento dei linfociti T
NK-CD8+, cellule che circondano il follicolo pilifero
durante la fase di attività dell’alopecia areata.
La prima osservazione empirica
dell’efficacia del ruxolitinib sull’Alopecia Areata è
stata fatta su due pazienti in trattamento per patologie
ematologiche. Successivamente i medici della Columbia
University hanno usato il farmaco in tre pazienti
affetti da Alopecia Areata severa (>30% delle aree
colpite). I dati pubblicati
evidenziano come il farmaco abbia determinato la
completa ricrescita dei capelli e la scomparsa dei
linfociti T responsabili dell’attacco ai follicoli
piliferi in 4-5
mesi dall’inizio della terapia.
Questo lavoro condotto da Angela Christiano e dalla sua
equipe è partito
dall’individuazione delle cellule immunitarie
protagoniste dell’aggressione dei follicoli piliferi e
da uno studio genetico, condotto 4 anni fa dalla stessa
Christiano, su oltre 1000 pazienti, in cui si
evidenziava la presenza di un “segnale di pericolo” a
livello del follicolo dei pazienti con conseguente
richiamo dei linfociti T e scatenamento della patologia.
Partendo da questo segnale i ricercatori sono riusciti a
risalire allo specifico gruppo di linfociti T
responsabili dell’attacco del follicolo pilifero.
Ulteriori studi condotti sui topi e sugli uomini hanno
chiarito il ruolo di questi linfociti T e hanno permesso
di identificare importanti percorsi
biochimico-immulogici, bersagli dei farmaci inbitori Jak.
Il ruxolitinib e il
tofacitinib, due
farmaci della classe degli inbitori Jak anche in topico,
hanno determinato in 12 settimane la ricrescita totale
dei peli in modelli murini, con mantenimento del
risultato per diversi mesi dopo l’interruzione della
terapia. Lo studio condotto su questi primi 3 pazienti è
molto importante e promettente ma, come affermano gli
stessi autori, c’è
bisogno di fare ulteriori tests per stabilire che il
ruxolitinib possa essere utilizzato con
efficacia e
sicurezza nel trattamento dell’Alopecia Areata .
Oltretutto ci
sono grandi difficoltà nel reperire questo farmaco anche
perchè attualmente, non ha un’indicazione ufficiale per
l’A.A. e viene comunque prescritto solo in ambito
ospedaliero.
Inutile evidenziare che l’azione delle Associazioni dei
pazienti affetti da A.A.
sarebbe fondamentale per ottenere l’uso del
farmaco e per ridurre gli alti costi attuali.
Dr. Paolo Chieco paolochieco76@gmail.com
Prof. Roberto d’Ovidio
robdovi@tin.it