Simposio sulle Alopecie in Chiazze.
Bari, 3 dicembre 2005 – Giornata Appulo-Lucana di Dermatologia.
La riunione, alla presenza di numerosi medici e pazienti
(alle 18 di sabato l’aula era piena ), era dedicata all’informazione ed
all’aggiornamento sugli ultimi sviluppi diagnostici e terapeutici nel campo
delle Alopecie in chiazze, principalmente rappresentate da Alopecia Areata,
Lichen Plano-Pilare, Lupus Eritematoso Discoide e Follicolite Decalvante.
Il Professor Ernesto Bonifazi, titolare della cattedra di
Dermatologia Pediatrica presso l’Università di Bari ha illustrato una
numerosa serie di casi di Alopecie infantili, congenite e non, focalizzando la
sua attenzione sulle forme scatenate da “stress”, di cui ha illustrato
numerosi casi. Particolarmente interessanti i casi di bambini che desiderosi di
attirare l’attenzione su di sé al pari dei fratelli affetti da alopecia, sono
riusciti nello scopo: in un caso attraverso la tricotillomania (strappandosi i
capelli a chiazze) ed in un altro ad ammalarsi della stessa malattia –a suo
dire attraverso le continue preghiere al Bambin Gesù-.
Il Professor Happle, professore emerito di Dermatologia
presso l’Università di Marburg (Germania), ha ammesso invece di essere
scettico sullo scatenamento psicogeno dell’Alopecia Areata, citando
l’evidenza di recenti catastrofi naturali che hanno scatenato malattie come la
Psoriasi e la Dermatite Seborroica, ma non hanno aumentato l’incidenza
dell’Alopecia. Alla luce delle recenti evidenze di insuccessi terapeutici con
i nuovi farmaci modificatori della risposta biologica, il professor Happle ha
messo a fuoco i risultati dell’unica terapia – a suo dire – con accertate
capacità terapeutiche anche nelle forme più severe di Alopecia Areata e cioè
l’ immunoterapia topica con SADBE o Difenciprone, da lui stesso proposta per
primo più di venti anni fa.
Nel 50% dei casi di Alopecia grave questa terapia si
dimostra in grado di produrre validi risultati estetici, pur non potendo
prevenire le recidive della malattia, che comunque –nella maggior parte dei
casi- regrediscono riprendendo la terapia.
Il sottoscritto ha invece focalizzato la sua relazione su
ciò che non si sa sui meccanismi patogenetici di queste malattie, anche nel
tentativo di capire il perché degli insuccessi terapeutici. Per quanto riguarda
l’Alopecia Areata è stato ripetuto che, oltre alla necessità di identificare
la fase –attiva o stazionaria- in cui si inserisce il tentativo terapeutico,
va ricercato a fondo il tipo di evento scatenante la patologia, che può essere
di vario genere (riflesso neurogeno, attivazione immunologia da virus, batteri,
stress), ma in ultima analisi sempre in grado di attivare un processo che
normalmente porterebbe ad un Telogen Effluvium, ma che in presenza di un
processo autoimmune, porta all’attacco ed alla morte delle cellule bersaglio.
Nel caso dell’Alopecia Areata i bersagli sono le cellule precorticali del
Bulbo, mentre nel Lichen Plano-Pilare (e probabilmente anche nella Follicolite
Decalcante e nel Lupus) sono le cellule della Guaina Epiteliale Esterna,
segnatamente quelle dell’area del Bulge, con coinvolgimento quindi anche delle
cellule staminali, compromettendo così la sostituzione del pelo danneggiato una
volta che questo venga rimosso dalla sua sede.
Per quanto riguarda l’Alopecia Areata, mentre cominciano
a chiarirsi i meccanismi iniziali del danno autoimmune, non si capisce ancora in
che maniera venga mantenuto lo stato di Telogen nei follicoli interessati. Ho
ipotizzato che ciò possa essere dovuto o alla comparsa di autoanticorpi
specifici diretti contro una cheratina pilare dimostrati e confermati da Tobin
anche nei modelli animali oltre che nell’uomo, oppure all’ azione della
citochina Trasforming Growth Factor, presente nelle lesioni dell’Alopecia
Areata e dimostratosi in grado di indurre l’involuzione del follicolo pilifero
sia nell’Alopecia Androgenetica, sia nell’Alopecia da Retinoidi ed infine
dimostratosi essere uno dei mediatori attraverso cui l’Interferon Gamma (che
si presume essere implicato nella genesi dell’AA) porta al Catagen i follicoli
piliferi coltivati in vitro. Il TGF Beta è però anche una delle citochine in
grado di inibire la risposta immunitaria e quindi in questo modo contribuirebbe
a far sì che nell’Alopecia Areata non si arrivi alla completa distruzione del
tessuto bersaglio.
Tutto questo apre nuovi scenari alla ricerca sulle cause e
sulle terapie delle Alopecie in chiazze.
Roberto d’Ovidio
|