GERUSALEMME -15° Congresso
dell’ EUROPEAN HAIR RESEARCH SOCIETY
Resume
Dal 6 al 9 Luglio 2011 si è
svolta, a Gerusalemme (Israele) la 15° riunione annuale
della Società Europea di
ricerca in tricologia (
EHRS), evento cardine per tutti gli specialisti del settore
che hanno la possibilità di
esporre dati, confrontare
risultati, proporre argomenti di discussione e di ricerca.
Inoltre alla nutrita presenza
di tutte le principali
scuole europee di Dermato-tricologia, numerosi sono stati i
Ricercatori provenienti da
aree geografiche extra
europee.
Partendo dalla esperienza
clinica che mostra come membri della stessa famiglia tendono
a sviluppare la
malattia, la ricerca in tema
di alopecia areata è focalizzata nello studio del Genoma (
il DNA ) dei pazienti e
dei parenti, al fine di
verificare se effettivamente è presente alterazione comune a
tutti. Al momento, due
studi condotti
rispettivamente in Germania e negli Stati Uniti (Genome Wide
Association Study – GWAS)
hanno identificato una
“anomalia” in un set di geni che sono coinvolti nella
regolazione della funzione del
sistema immunitario, in
particolare nell’evitare lo scatenamento delle malattie
autoimmuni. L’acquisizione di
questi dati da una parte, se
mai fosse necessario, conferma quello che già sappiamo e
cioè che l’alopecia
areata è una malattia
autoimmune, dall’altra apre nuovi scenari in tema di
terapia; la “correzione “ del
malfunzionamento genico
potrà in futuro risolvere la patologia in via definitiva. Al
momento non possiamo
che focalizzare l’attività
terapeutica sugli eventi che si verificano a cascata, quindi
bloccare e modulare
l’attività del sistema
immunitario geneticamente compromesso. In questa ottica,
l’Alopecia Areata
rappresenta un “modello” di
malattia autoimmune molto più complesso di altre, come
dimostrano i dati
presentati dal Prof. A
Gilhar, che ha confermato l’intervento prioritario dei
linfociti T Natural Killer ( NKT )
nella fase iniziale della
patologia anche nell’uomo oltre che nel modello animale
della malattia. L’attivazione
dei normali linfociti T
sarebbe quindi successivo. La professoressa Angela
Christiano ha annunciato che
negli USA sta partendo
un’altra sperimentazione con una terapia biologica –dopo i
risultati fallimentari delle
precedenti– e precisamente
con l’ Abetacept, un anticorpo monoclonale che impedisce il
legame tra i linfociti
T e la molecola CTLA-4 delle
cellule presentanti l’antigene, così impedendo l’inizio del
processo
immunitario. Il farmaco è
già utilizzato per l’Artrite Reumatoide ed alcuni studi nel
modello animale ne
hanno dimostrato l’efficacia
nella prevenzione del diabete autoimmune e nell’alopecia in
chiazze. C’è però
da riferire l’obiezione di
un congressista che ha riferito di aver visto casi di
vitiligine in corso di questo
trattamento.
Nella giusta ottica di
normalizzazione del sistema immunitario, la modalità
indicata dal dott. R. d’Ovidio
(Bari) che dimostra come i
pazienti con alopecia areata presentano mediamente bassi
livelli di un ormone che
si chiama DHEA-S e come la
normalizzazione dei valori dopo terapia adeguata, possa
portare ad un
sostanziale miglioramento
del quadro clinico in alcuni casi. Questo avverrebbe
probabilmente attraverso
un’azione di stimolo di
questo pre-ormone sui linfociti NK, che si comporterebbero
come “controllori”
dell’attivazione delle
cellule NKT di cui abbiamo detto in precedenza. Il prof. R.
Sinclair ha sottolineato
l’importanza della terapia
cortisonica sistemica nelle fasi iniziali dell’Alopecia, per
la necessità di spegnere il
processo che altrimenti
potrebbe essere progressivo ed aggressivo. La sua preferenza
va al prednisolone da
protrarre per diverse
settimane, a dosi da scalare lentamente. La necessità che la
alopecia areata vada sempre
curata, nonostante i
risultati non sempre brillanti, nonostante le recidive
spesso frequenti, nonostante
l’impegno emotivo ed
“economico” da parte dei pazienti, è legata al fatto che
l’infiammazione cronica che
risiede attorno a ciascun
follicolo, può negli anni determinare un danno permanente
con scomparsa del
follicolo. Questa
eventualità va considerata anche a seguito di terapie locali
con sostanze che determinano
una notevole infiammazione
tipo l’immunoterapia. In definitiva la possibilità che una
forma tipicamente non
cicatriziale possa mutare in
una forma cicatriziale è l’argomento esposto dai dottori T.
Di Prima di Catania e
R. d’Ovidio di Bari, che
hanno documentato alcuni casi clinici. E’ importante che lo
specialista dermatotricologo
conosca questo fenomeno
poiché alcuni fallimenti terapeutici si verificano per la
effettiva
scomparsa dei follicoli. Il
futuro della ricerca si focalizza sempre di più sullo studio
del follicolo pilifero e
della interazione con i
processi infiammatori di cui è oggetto, soprattutto con
l’impiego dei modelli murini.
La ricostruzione dei vari
stadi che portano dallo stato di normalità alla condizione
di malattia, potrà fornire
l’utilizzazione di nuove
opzioni terapeutiche. Il dr Fabio Rinaldi, in questo senso,
ha portato la sua positiva
esperienza del trattamento
di forme gravi, ma non totali/universali di alopecia areata
attraverso l’infusione
ogni 3 mesi di Plasma Ricco
di Piastrine (PRP) con i suoi fattori trofici ed
immunomodulanti.
http://prp-rinaldi.com/index.php?option=com_content&view=category&layout=blog&id=11&Itemid=9&lang=it
Da Gerusalemme
Dott. Tiziana Di Prima
|