Su iniziativa della
Società Italiana di Tricologia, per festeggiare i 30 anni di
attività nel campo tricologico del Dott.Roberto d’Ovidio,
domenica 22 novembre 2009 si è tenuto a Bari un simposio
sull’Alopecia Areata.
Vi hanno partecipato
dermatologi provenienti da diverse realtà territoriali e con
un bagaglio di esperienze quanto mai vario. Dopo aver
esaminato le espressioni cliniche della malattia sono stati
illustrati i vari approcci terapeutici senza tralasciare un
aspetto importante quale quello psicologico sia come fattore
scatenante la malattia che come conseguenza della stessa.
Il dr d’Ovidio nella sua
introduzione ha discusso delle forme cliniche particolari
dell’alopecia areata che possono gettare luce sulla sua
patogenesi. Si parte dal fenomeno di Maria Antonietta che
consiste nella caduta preferenziale dei peli pigmentati,
provocando così una canizie acuta e diffusa, attribuibile ad
un danno specifico dei melanociti pilari. La presenza di
edema e del fenomeno di Koebner (comparsa di lesioni
alopeciche in sede di trauma o microtrauma) fanno pensare ad
un coinvolgimento fondamentale dei mastociti nella
patogenesi della malattia e questo sarebbe convalidato anche
dal mancato attecchimento degli autoinnesti nelle aree
alopeciche per problemi evidentemente a livello del
connettivo perifollicolare. Il fenomeno di Koebner è
importante anche per la prognosi della patologia. Un
trattamento in grado di provocarlo (revulsivi, crioterapia,
immunoterapia topica) potrebbero aggravare una forma acuta
della malattia. Strumenti prognostici che permetterebbero di
intervenire con terapie adeguate possono essere indicati nel
tricogramma perilesionale - che mosterà peli in anagen
distrofici nelle fasi iniziali e più acute - ed il pull-test
(praticabile anche dai pazienti) che potrà evidenziare una
caduta di capelli con bulbo in telogen e/o - nelle fasi
acute - assottigliati e spezzati verso la radice.
Il prof. E.Bonifazi
(Bari) si è soffermato sull’importanza di una diagnosi
differenziale dell’AA con alcune condizioni o con altre
patologie che si manifestano con aree alopeciche al cuoio
capelluto, nel neonato e nel bambino. Nel neonato, una
alopecia occipitale può essere causata semplicemente da una
caduta sincronizzata in telogen dovuta alla pressione
dell’osso occipitale o a traumi perinatali. In questi casi
non è necessaria alcuna terapia perché si giunge
spontaneamente a guarigione. Altre cause che devono essere
prese in considerazione nella diagnosi differenziale dell’AA
nel neonato sono alcune sindromi congenite. L’alopecia
triangolare congenita va considerata quando ci si trova di
fronte ad una chiazza alopecica localizzata a livello
fronto-temporale, il nevo sebaceo e l’aplasia cutis
congenita quando la chiazza alopecica è localizzata a
livello del vertice. Queste condizioni si differenziano
dalla AA per l’assenza di peli a punto esclamativo ed il
dato anamnestico della presenza della chiazza sin dalla
nascita.
Nel bambino spesso si
osserva una formazione di chiazze alopeciche dai contorni
bizzarri dovuti ad una forma di automutilazione in cui il
bambino si strappa sistematicamente i capelli sino a
spezzarli e a provocare la caduta dei fusti
(tricotillomania).Un esame clinico accurato può portare ad
una corretta diagnosi e ad escludere sindromi ereditarie
associate all’assenza di capelli
soprattutto se non si
riscontrano anomalie di cute, unghie, denti e se il bambino
non presenta una facies dismorfica.
Il prof. A.Rebora
(Genova) ha curato alcuni aspetti particolari dell’AA in cui
si presenta con caratteristiche diverse da quelle
normalmente conosciute. Ha sottolineato che l’Alopecia
Areata può esordire con un quadro clinico senza chiazze
alopeciche in cui il paziente mostra una caduta intensa e
diffusa senza aree glabre, i capelli caduti sono in telogen,
i peli possono cadere anche da altre aree pelose e la
tricodinia è frequente. Si parla in questo caso di Alopecia
Areata Incognita (AAI) che pone spesso problemi
differenziali con il telogen effluvium.
Nella AAI la dermoscopia
rivela la presenza di "yellow dots" tipici della AA, sono
presenti occasionali peli a punto esclamativo e peli
distrofici come nella AA,l’infiltrato peribulbare è simile a
quello della AA. Nel telogen effluvium una piccola
percentuale di casi (2%) sviluppa piccole chiazze di
alopecia areata entro 6-9 settimane dalla diagnosi; nel 3%
dei casi sono presenti anagen distrofici che rappresentano
il 4% di tutti i capelli caduti; la tricodinia è presente
nel 50% dei casi , nel 14% delle alopecie areate e solo nel
5% delle alopecie androgenetiche; anticorpi anti-TPO sono
presenti nel 27% dei casi contro il 50% nell’AA e solo il 4%
delle AGA.
Il Dott. A.Rossi (Roma)
ha sottolineato l’importanza di definire la fase della AA
prima di intraprendere qualsiasi terapia e si è soffermato
sull’efficacia dei corticosteroidi che vengono usati sia a
livello topico che intralesionale e sistemico. I
corticosteroidi topici vengono assorbiti solo in misura
minima su cute normale. L’applicazione in occlusione ne
aumenta l’assorbimento e si utilizza soprattutto sotto forma
di unguento. I corticosteroidi intralesionali hanno lo scopo
di ottenere un’alta concentrazione del farmaco nella zona
colpita onde limitare gli effetti collaterali sistemici e si
utilizza preferibilmente nei casi in cui l’alopecia non
interessi una zona superiore al 50% del cuoio. E’
considerato un trattamento di prima scelta per l’alopecia
delle sopracciglia dove però va usato con cautela per la
possibilità di trombosi retinica. La terapia con
corticosteroidi sistemici porta quasi sempre dei risultati ,
ma alla sua sospensione è possibile osservare un effetto
"rebound". Al fine di minimizzare gli effetti collaterali
dei cortisonici sistemici è stata proposta una terapia
pulsata.
Il Dott. A. Miracapillo
(Acquaviva delle Fonti) ha presentato la PUVA-Terapia topica
ma soprattutto sistemica come opzione terapeutica nel
trattamento dell’Alopecia Areata nell’adulto. Nella
sistemica si assume per via orale uno psoralene e
successivamente si irradia con UVA o solo il cuoio capelluto
(PUVA–Turban) o tutto l’ambito cutaneo. La terapia si è
mostrata nel complesso efficace nell’indurre la ricrescita,
ma non si dimostra in grado di mantenere i risultati né di
bloccare una riacutizzazione della patologia. Per avere dei
risultati soddisfacenti sono necessarie almeno 20 sedute con
una frequenza di 3 sedute settimanali a dosi crescenti. A
causa degli effetti collaterali però, non è indicata per un
trattamento a lungo termine e nei bambini. Uno studio
giapponese recente condotto su casi severi e resistenti alle
terapie suggerisce che pazienti sottoposti quotidianamente
per un mese alla PUVA-terapia e con la assunzione di una
dose di 20 mg/die di prednisone, hanno riportato tutti la
crescita di peli terminali e sembra si sia ridotto anche il
rischio di recidive che invece era una costante al momento
della sospensione della terapia classica. L’esperienza
condotta ad Acquaviva delle Fonti, tesa a confermare questi
risultati, purtroppo, non ha confermato queste ottimistiche
aspettative.
Sempre a proposito di
terapie fisiche, il Dott. Fai (Lecce) ha portato la sua
esperienza di scarsi risultati positivi nel trattamento
dell’alopecia in chiazze con la terapia fotodinamica.
Il Dott. A. Marliani
(Firenze) ha sottolineato che ad oggi non esiste un regime
terapeutico specifico universalmente riconosciuto per il
trattamento dell’Alopecia Areata. Ogni scelta terapeutica è
basata su criteri empirici che tengono conto dell’età del
paziente e dell’estensione della malattia e non sempre ad
una scelta terapeutica corretta segue un buon risultato
clinico. Ha indicato gli esami di laboratorio da prescrivere
e si è soffermato sul ruolo dei fattori stressogeni,
emotivi, caratteriali. Spesso i pazienti presentano una
personalità con tratti nevrotici e spesso dimostrano di
avere alterazioni dei bioritmi circadiani, dell’ACTH e del
cortisolo. Nei pazienti che dormono troppo poco c’è una
ridotta produzione della melatonina che è implicata nei
disordini autoimmuni. Queste osservazioni lo inducono ad
associare alla terapia steroidea sistemica pulsata un
integratore a base di melatonina, un antidepressivo o un
induttore del sonno a seconda dei casi.
Nella Lunch Session il dr
d’Ovidio ha provato a ricapitolare i possibili approcci
terapeutici all’Alopecia Areata, proponendo una modifica del
classico algoritmo di Shapiro, introducendo nella scelta
della terapia il parametro "attività" (valutato attraverso
pull-test e tricogramma) e ha sottolineato comunque
l’importanza dell’utilizzazione delle protesi nelle forme
più severe, soprattutto nelle donne e nei bambini.
Nella sessione
pomeridiana sono state presentate alcune comunicazioni
libere.
Il dr Mauro Grandolfo
(Bari), ha confermato la presenza di autoanticorpi
organo-specifici anche nelle forme più limitate della
malattia.
Il dr Andrea Pastore
(Taranto) ha presentato una sua casistica di pazienti
pediatrici selezionati, trattati con protratta terapia
steroidea sistemica. Con un attento monitoraggio ha
dimostrato la sua praticabilità ed efficacia. Gli effetti
collaterali si sono ridotti e stabilizzati col tempo, anche
per il passaggio al Deflazacort nella fase di mantenimento.
Il dr Daniele Campo
(Roma) ha illustrato le differenze da lui riscontrate con
alcuni test psicologici tra i pazienti con alopecia areata e
la forma di alopecia psicogena da lui recentemente
identificata. Questi ultimi sono definibili come pazienti
ansiosi, ma con aggressività più o meno depressa. I primi
invece presentano caratteristiche di passività, incapacità
di elaborare verbalmente le emozioni (alessitimia) e con
tratti caratteriali insicuri.
Il dr d’Ovidio ha chiuso
il Convegno con una relazione dal titolo "Profumi e
balocchi", riproponendo l’utilizzazione dell’Aromaterapia
nell’Alopecia Areata soprattutto infantile e sottolineando
come è nei primi anni di vita che si pongono le basi per la
formazione di tratti caratteriali portati alla
somatizzazione (insicuri-evitanti) e, attraverso
un’alterazione del sistema ipotalamo-ipofisi-surrene, alle
malattie autoimmuni. L’approccio psicologico/psichiatrico a
questi pazienti può quindi risultare fondamentale anche per
migliorarne la prognosi dermatologica. Nei bambini, ma anche
negli adulti, si potrebbe proporre la ludoterapia, anche con
giochi di ruolo, per modificare i pattern di reazione
alterati in questi pazienti.