Marta Bertolini (Dipartimento di Dermatologia
dell’Università di Lubecca, Germania);
Amos Gilhar (
Technion Israel Istitute
of Tecnology,
Haifa, Israele)
Ralf Paus
(Dipartimento di Dermatologia dell’Università di
Lubecca, Germania)
(Riassunto
dall'inglese tradotto dalla dott.ssa Tiziana Di Prima –mitichezia@libero.it)
Nel mese di settembre 2011 si è
svolta a Lubecca una sessione di lavoro
interamente dedicata alla alopecia areata ; i
vari ricercatori hanno avuto la possibilità di confrontare i risultati delle
loro ricerche allo scopo di puntualizzare come questa patologia oramai
piuttosto diffusa ma non sufficientemente esplorata, potesse essere presa a
modello di studio per tutte le malattie autoimmuni causate dai linfociti T (
esempio la Sclerosi multipla).
Per meglio comprendere come si
sviluppa una malattia autoimmune in gererale è
necessaria una premessa: durante lo sviluppo dell’embrione, alcune piccole
strutture di organi e/o apparati non vengono a contatto con il sistema
immunitario in via di maturazione. Queste parti rimangono “estranee” al
sistema immunitario e vengono chiamate “siti di
immunoprivilegio”. Per tutta la vita queste zone devono rimanere “
protette” e qualsiasi contatto con il sistema immunitario deve essere
evitato. Qualsiasi evento che rimuove o altera questa protezione permette ad
alcune cellule chiamate linfociti T, normalmente deputate alla sorveglianza
immunitaria, di permeare i siti di immunoprivilegio
e, non riconoscendone la appartenenza al corpo,
di aggredirli. Si scatena così la malattia. Siti di
immunoprivilegio sono localizzati all’interno del follicolo pilifero
e la perdita dell’immunoprivilegio
determina la malattia chiamata alopecia areata.
I Ricercatori convenuti a
Lubecca hanno definito le principali priorità
della ricerca futura: 1) cosa determina la perdita dell’Immunoprivilegio
del follicolo pilifero; 2) la esatta
identificazione dei linfociti T autoreattivi; 3)
la determinazione delle strutture del follicolo pilifero ( degli auto
antigeni) che vengono aggredite dai linfociti T
autoreattivi.
Le risposte potrebbero giungere
dagli studi condotti sui modelli animali del Prof.
Gilhar e del Prof. McElwee ( Università
di Vancouver, Canada): entrambi gli studiosi, con le loro ricerche, hanno
già aggiunto piccoli tasselli alla conoscenza di questa patologia e, nel
prossimo futuro, saranno probabilmente pronti a saggiare delle molecole a
scopo terapeutico.
Inoltre alcune conoscenze
acquisite nel corso degli ultimi anni sono state confermate; il ruolo degli
stress emozionali con rilascio da parte delle terminazioni nervose attorno
al follicolo pilifero di una molecola chiamata “sostanza P” che provoca
una infiammazione mandando in tilt l’equilibrio
immunologico perifollicolare.
Confermata l’importanza di un
altro gruppo di cellule, i mastociti, nello scatenamento della perdita dell’immunoprivilegio.
Questi elementi cellulari, meglio conosciuti come causa delle reazioni
allergiche, intervengono nella regolazione del ciclo pilare e
nella omeostasi immunologica
perifollicolare. Qualsiasi cosa ne provochi l’attivazione determina
una “reazione a catena” di fenomeni con la risultante nel contatto dei
linfociti con i siti di immunoprivilegio.
Il confronto tra i vari
studiosi lascia supporre che le premesse biologiche sono già ben determinate
verso un secondo passo, ovvero capire dove e come agire a fini terapeutici.
ndr:
ho ritenuto utile tradurre e semplificare questa pubblicazione perché la
ritengo un contributo concreto sia per noi medici del settore sia per i
pazienti. Il confronto tra i migliori Ricercatori, sono certa, porterà in
tempi relativamente brevi, ad una migliore gestione della malattia evitando
approcci terapeutici caratterizzati
dall’empirismo di chi ha poca dimestichezza con la ricerca.